Il Governo del Costa Rica è da sempre attentissimo nella tutela del patrimonio naturale e della biodiversità, tanto da essere spesso citato come esempio virtuoso in studi e forum internazionali. Non tutti sanno che dal 2007, grazie al sostegno del Dipartimento Forestale della FAO, il Costa Rica ha cominciato a produrre energia verde con gli scarti inquinanti del legno.
Il Paese ha infatti aderito al Meccanismo di sviluppo pulito (CDM), previsto dal Protocollo di Kyoto, e ha investito uno dei progetti sostenibili che consentono a enti pubblici e privati dei Paesi industrializzati di acquistare quote di riduzione di gas serra. Questo progetto prevede la conversione di grandi accumuli di segatura e altri scarti delle industrie del legno in pellet, che può essere utilizzato come fonte sostitutiva dell?energia fossile.
Sono molti Paesi in via di sviluppo per cui il legname rappresenta una risorsa importante da esportare, ma gli scarti delle segherie hanno un impatto ambientale negativo: causano inquinamento dei fiumi e pericolo incendi; non solo: la decomposizione di trucioli e residui legnosi provoca anche emissioni di metano, uno dei gas serra che contribuiscono al cambiamento climatico.
Le piccole e medie realtà che lavorano il legno, aderendo a questo progetto, evitano le emissioni di metano e generano crediti energetici. Le stime dell’Unfccc illustrano come i progetti CDM nel loro complesso siano arrivati a produrre circa due miliardi di tonnellate di crediti energetici, dal 2007 a oggi, una quantità che copre le emissioni annuali della Russia.
Ma il progetto pellet non è importante solo per la riduzione delle emissioni di gas serra: rappresenta una valida strada per uno sviluppo economico sostenibile. La riduzione di emissioni ottenuta grazie a un progetto CDM, infatti, può essere scambiata in tonnellate di CO2 equivalenti, per un valore di circa 10 dollari a tonnellata.
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